Musica

La Spaghetti Western Orchestra è in arrivo.

La Spaghetti Western Orchestra è in arrivo.

Fino all’8 novembre il Teatro Ciak-Fabbrica del Vapore di Milasno, dopo alcune esibiizioni a Bologna e Firenze, ospiterà un evento straordinario che celebra i fasti di un cult tutto italiano: i film di Sergio Leone musicati dall’Oscar per le partiture, Ennio Morricone. Il gruppo si chiama Spaghetti Western Orchestra e viene da lontano: i cinque componendi del gruppo di artisti giunge infatti dall’Australia. Alla presentazione italiana ho ottenuto un’intervista con il loro regista e sceneggiatore, Denis Blais che ha li ha portati in teatro e li fa girare con enorme successo in mezzo mondo. Mi spieghi perché è nato questo show? Lo spettacolo è dedicato allla musica di Morricone ma in realtà celebra Sergio Leone. L’abbiamo chiamato Spaghetti Western Orchestra e consiste in un gruppo di artisti australiani talmente appassionati dei film realizzati dal rimpianto regista italiano da aver creato una band, che si esibiva in patria col nome di Ennio Morricone Experience e che ne riportava in auge le musiche. Loro sono Grame Leak, Patrick Cronin, Shannon Birchall, Boris Conley e Jess Ciampa, utilizzano un centinaio di strumenti diversi per mettere in scena con umorismo i classici western che le colonne sonore di Ennio Morricone hanno reso indimenticabili. Quale è la motivazione di una scelta simile? Negli Stati Uniti, dopo le avventure raccontate per anni da John Wayne e altri mitici attori e registi, il western era morto e questo pazzo italiano aveva deciso di farlo rivivere a modo suo. Molti pensavano che fosse una follia riprendere un filone morto ma la verità è che Sergio Leone, da bambino, adorava i film western e voleva tantissimo cimentarsi. Allo stesso modo io ho sempre adorato quei film e quella musica. Quando ho incontrato questi musicisti nel 2006, che si presentavano al Festival di Edimburgo, non ho potuto far altro che coronare il mio sogno: realizzare un tributo alla musica che Ennio Morricone ha creato per i magnifici film di Sergio Leone. Sono così bravi? Io mi sono sentito sopraffare dall’esibizione di questi giovani: non era solo musica western ma l’opera di una vera orchestra. Gli altri, gli imitatori, usano la chitarra, il banjo e credono di fare il western. Loro invece, con grande umorismo, sono capaci ciascuno di utilizzare oltre trenta diversi strumenti e, solo in cinque, suonano oltre cento strumenti nel corso dello spettacolo!. Da dove provengono? Vengono dal cabaret, dal jazz, anche da grandi scuole classiche e dal teatro. Giocavano assieme a carte e, avendo scoperto quale fosse la loro passione comune, hanno voluto mettersi insieme e sfidare la sorte. Quello che sta succedendo adesso è davvero un sogno divenuto realtà per tutti noi. Che cosa fanno? Non si limitano a rendere un omaggio alla partitura di Morricone ma c’è tutto l’impianto degli effetti sonori di Foley, il rumorista che rese celebri certi aspetti sonori dei film di Leone. Ciò che amo di loro è che usano la loro immaginazione e capacità visiva: hanno non soltanto visto e ascoltato quei celebri film cult ma li hanno realmente reinventati e riprodotti in modo sensazionale. Significa che sembra di essere ‘dentro’ il film? Certo! La Spaghetti Western Music è un vero e proprio linguaggio, con l’aspetto visivo di Sergio Leone e l’aspetto sonoro delle colonne sonore, senza bisogno di proiettare i film stessi, tanto è evocativo. Così ho mischiato tutto questo lavoro già grandioso, per me, degli Ennio Morricone experience con i colori di un nuovo palcoscenico, diventando regista apposta per loro. Poi gli abbiamo cambiato nome e se il western di Leone nasceva in un periodo in cui nessuno lo voleva più fare, oggi invece c’è un vero revival. Basti pensare ai film di Tarantino che si è ispirato in modo esagerato a Leone. Nello show non proiettate spezzoni di film, giusto? Noi vogliamo che gli spettatori possano immaginare il film, lasciandosi portare dalla musica e dagli effetti sonori generati. Foley aveva creato una vera scuola di rumoristica usando oggetti semplici per evocare passi furtivi, cavalli al galoppo, il vento nella prateria e noi usiamo tutti gli oggetti più incredibili per riprodurre suoni di ogni genere. Si dice che Morricone amasse il jazz e la musica d’avanguardia tipo John Cage, benché avesse una cultura classica. I due, che erano grandi amici, andarono assieme a vedere un tipo che per quasi mezz’ora lasciava cadere gocce d’acqua in un bicchiere che poi toccava con bacchette di metallo. L’esperienza parve illuminante a Leone che in quel momento immaginò l’inizio di C’era una volta il West. Come reagisce il pubblico? Finora il pubblico appare felice. Venire in Italia è una scommessa perché il maestro Morricone è osannato all’estero, ma potrebbe esserlo un po’ meno in patria… Però ci poggiamo sugli stessi produttori che hanno fatto venire gli Stomp e crediamo che tutto andrà bene. Vedi, la colonna sonora di un genio come Morricone rende quasi il 50% del film, diceva Sergio Leone. Ecco perché non serve portare in teatro materiale cinematografico: la musica evoca negli spettatori le immagini, i musicisti suonano ma anche recitano e l’effetto è simile alla visione di trailers, grazie all’Orchestra. Sono vestiti come alcuni personaggi di film, giunti dall’aldilà: si domandano perché sono morti, perché sono stati uccisi e la musica emerge. Noi, a distanza di 20 anni dalla sua scomparsa, desideriamo far tornare Sergio Leone, evocandolo con questo show. I cinque dell’orchestra sono australiani. E tu? Io sono nato in Canada, nel Quèbec e i film di Leone li ho visti in francese. Poi con la famiglia ci siamo trasferiti a Chicago e l’ho ancora visto in inglese. A 19 anni sono andato a vivere in Germania, a Colonia e l’ho visto in tedesco. Furono i tedeschi a finanziare Sergio Leone, un certo periodo ed ecco perché nei suoi film c’era Klaus Kinski. Sono un patito di quel genere e quando abbiamo debuttato al Montreal Festival, noi della Spaghetti Western Orchestra, con orgoglio ho registrato un successo grandioso.